Giulio Bonagiunta

 Di Giulio Bonagiunta, interessante figura di cantore, compositore ed editore marchigiano, nato a San Ginesio presumibilmente intorno al 1530, restano avvolte nel mistero le vicende biografiche, almeno fino al 1560. In quell’anno infatti iniziò ufficialmente la sua attività di musicista a Loreto, dove fu chierico e cantore dal 15 Dicembre 1560 al 7 Giugno 1561 e dove poi fu nominato canonico l’1 Aprile 1562. Da Loreto Bonagiunta si trasferì a Venezia. A partire dal 14 ottobre del 1562 fu assunto come contralto, con lo stipendio di ottanta scudi l'anno, nella Cappella musicale della Basilica di San Marco, diretta allora dal maestro fiammingo Adriano Willaert e tra le più famose d'Europa.

Durante la permanenza a Venezia, documentata fino al 1568, Bonagiunta ebbe modo di migliorare la sua situazione finanziaria grazie alle opportunità offerte dalla città lagunare nel campo musicale: i cantori di San Marco venivano ingaggiati sia dalle Scuole grandi e piccole della città sia da privati cittadini per varie funzioni, dalle feste di nozze a feste di parrocchia, dalle cerimonie per “monacar le novizie” a celebrazioni di ogni tipo.

    Bonagiunta poté così affiancare alla professione di cantore l'altra, sicuramente più prestigiosa sul piano professionale ed economico, di editore, iniziata nell'ottobre del 1565. A questa nuova attività Giulio si dedicò in modo intenso, producendo in soli quattro anni ben diciassette edizioni musicali. Vi sono annoverati i nomi più illustri di quella inesauribile fucina della musica che fu l'Italia della seconda metà del XVI secolo, da Orlando di Lasso (del quale diede alle stampe ben cinque raccolte di varia musica sacra e profana) ad Adriano Hawil, da Alessandro Striglio a Cipriano de Rore, il quale in esclusiva affidava a Bonagiunta la sua opera inedita “acciò……non così facilmente nelle mani di ciascheduno si divulgasse”, da Claudio Merulo ad Andrea Gabrieli, da Pierluigi da Palestrina a Francesco Ariani e a tanti altri.

    Il musico ginesino costituì una specie di società commerciale con l'editore veneziano: costui offriva semplicemente la tipografia, Bonagiunta invece si occupava del reperimento delle musiche manoscritte e dei finanziamenti per pubblicarle, oltre che della correzione delle bozze; le spese di stampa ricadevano in parte sui personaggi a cui l'opera era dedicata, in parte sugli stampatori a lui associati (nel caso delle edizioni con marche tipografiche diverse da quelle usate da Scotto) e in parte su Bonagiunta stesso.

   Ciò che lo rese abile e prolifico nell'attività di editore fu, oltre alla sua indubbia competenza musicale, la vasta rete di musicisti, letterati e mecenati della musica con cui tra le Marche, Venezia e la Baviera riuscì a stabilire proficui contatti, mantenuti vivi grazie ai frequenti viaggi – in gran parte documentati – effettuati durante la permanenza veneziana. Tra le amicizie marchigiane del Bonagiunta citiamo Vincenzo de Lucchis, vescovo di Ancona, Giovanni Ferri, figlio di Ottavio, letterato, giurista e docente dal 1540 presso la neonata università di Macerata, uomo di cultura e generoso mecenate di poeti e musicisti e musico lui stesso, il letterato civitanovese Annibal Caro e il nipote Giovan Battista, Francesco Adriani di San Severino e Giovanni Ferretti, per non parlare poi di alcuni membri della famiglia Farnese.

   Nel campo specificatamente musicale Bonagiunta intessé rapporti particolari, nell'ambiente veneziano, con Claudio Merulo, organista a San Marco negli stessi anni in cui vi operò Giulio e con due tra i maggiori musicisti del tempo: Orlando di Lasso e Cipriano de Rore, dei quali pubblicò, come già detto, diverse composizioni.

    La personalità di Bonagiunta si configura come quella di un musicista immerso nel proprio tempo, capace di sfruttare la propria competenza musicale e le proprie capacità relazionali in un campo, quello dell'editoria, che proprio in quegli anni attraversava il suo massimo rigoglio commerciale. Quello di Bonagiunta non è l'unico caso di musicista-curatore; ma se di solito la curatela di un volume musicale rappresenta per i musicisti del Cinquecento un fatto più o meno occasionale, per il musicista ginesino al contrario si configura come un'attività assidua e continuativa (almeno per alcuni anni), capace di garantire un arrotondamento regolare al suo stipendio di cantore.

     Se grandissima fortuna arrise al Bonagiunta come raccoglitore ed editore di musica altrui, la sua notorietà come compositore si lega esclusivamente ad alcune graziose canzoni di intonazione popolaresca inserite nel “Primo libro de canzoni napoletane a tre voci, con due alla venetiana di Giulio Bonagiunta da S.Genesi………..” e nel “Secondo libro delle Canzoni napoletane a tre voci…………di Giulio Bonagiunta da S.Genesi…….”, pubblicati in Venezia rispettivamente il 25 ottobre 1565 (ristampato nel 1567) ed il 20 novembre 1566. I due libri di canzoni finirono dispersi nel corso degli anni in varie biblioteche d'Italia e d'Europa. Scritti separatamente, secondo il costume dell'epoca, per singole voci (canto, tenore, basso) riescono a trasmetterci, filtrato attraverso il gusto musicale del tempo, il temperamento disincantato del loro autore, incline per natura ad una vena schietta e graziosa, priva di ogni intellettualismo e leziosità letteraria. La consuetudine con i grandi maestri di scuola fiamminga, la familiarità con le grandi architetture musicali e con il virtuosismo intellettuale cui indulgeva quella scuola, lasciano pressoché indifferente il Bonagiunta compositore, che alle sue canzoni a tre voci affida quello spirito popolaresco in cui si nascondono forse le sue lontane origini ginesine.

   Dopo il periodo veneziano, come si è visto molto intenso e ricco di impegni, lo ritroviamo a Parma, dove gli fu affidato il compito di Musico alla Corte di Ottavio Farnese, con l'onere di dirigere una “compagnia di pifferari”, di istruire nella musica “li putti del cantar” e di impartire lezioni ai principi di Casa Farnese. Quanto poi sia durato questo impiego non è chiaro, ma forse fino al 1570; dopo questa data non si rintracciano altre notizie del musicista ginesino, se non quella della sua morte, avvenuta a Parma, come è stato recentemente scoperto, il 16 febbraio 1571.

    La riscoperta di Giulio Bonagiunta nel suo paese d'origine è legata alla nascita, nel 1981, della Corale Polifonica che ne ha assunto il nome e lo ha diffuso, in pochissimi anni, anche all'estero, nelle sue numerose tournée concertistiche. Alla Corale va ascritto anche il merito di aver ritrovato i due libri contenenti le canzoni scritte dal Bonagiunta, rispettivamente presso il “British Library” di Londra il primo libro (solo la parte del Canto) e il secondo libro (solo la parte del Basso) e presso la “Biblioteca Nazionale Austriaca” di Vienna i due libri completi delle tre voci (Canto, Tenore, Basso).     Una volta recuperati i due libri, si è subito avvertita la necessità di far luce sulla figura del musico ginesino e sulla sua musica: per questo, dopo un lungo e paziente lavoro è stato pubblicato il volume “Giulio Bonagiunta da San Ginesio – il suo tempo, la sua musica”, con la collaborazione di eminenti studiosi quali due illustri docenti universitari statunitensi, la prof.ssa Donna G. Cardamone, ordinaria di Musicologia presso la School of Music della University of Minnesota di Minneapolis e il prof. Giulio Maria Ongaro, ordinario di Music History and Literature presso la Flora L. Thornton School of Music di Los Angeles, la musicologa prof.ssa Lucia Fava, esperta in particolare proprio nel settore della Storia Musicale Marchigiana, e il maestro Emiliano Finucci, direttore di coro, violista e compositore, studioso di musica rinascimentale e barocca.

    Dopo aver ricostruito intorno alla figura del musico, dai connotati biografici esili e sfuggenti, l'ambiente ginesino nel quale nacque e si formò prima di spiccare il volo per Loreto, Venezia e Parma, grazie ad una ricerca  accurata e certosina di documenti storici da parte del Direttore della Corale Prof. Mario Baldassarri, la pubblicazione presenta le composizioni originali di Giulio Bonagiunta attraverso un'edizione in chiave moderna degli spartiti antichi. La trascrizione, personalmente curata dal maestro Finucci, è accompagnata da saggi che ne illustrano ampiamente e approfonditamente le caratteristiche musicali e artistiche. Viene anche analizzata, nelle sue diverse connotazioni di cantore, compositore e soprattutto di editore, la multiforme personalità del musico ginesino, definito dal prof. Giulio M. Ongaro “personaggio di primo piano nella storia della stampa musicale del Cinquecento e tra i più interessanti del panorama musicale italiano del Rinascimento”, dalla prof.ssa Donna G. Cardamone “compositore dall'atteggiamento innovativo…la cui produzione rappresentò un punto di svolta significativo nell'evoluzione del genere delle canzoni dialettali a tre voci”.

   Alla pubblicazione del volume non poteva non accompagnarsi l'esecuzione della musica bonagiuntiana, secondo l'assoluto rispetto delle tecniche musicali del Cinquecento. Il I° giugno 2003, in occasione della presentazione del volume su Giulio Bonagiunta i coristi ginesini, diretti dal maestro Emiliano Finucci e accompagnati dai musicisti del Gruppo Strumenti Antichi “Aquila Altera” dell'Aquila, hanno eseguito dal vivo per la prima volta alcune delle composizioni bonagiuntiane, realizzando finalmente il sogno di Giulio Tallè, primo presidente della Corale Bonagiunta, scomparso nel 1999: “far riascoltare, dopo quattro secoli e mezzo di oblio, attraverso la voce dei suoi concittadini di oggi, il canto antico di Giulio Bonagiunta, ingegno poliedrico di musico, editore e cantore”.

Le musiche bonagiuntiane sono state poi eseguite nella stessa Venezia, nell'ambiente che le aveva viste nascere nel lontano Cinquecento, nel corso di due fortunate tournées effettuate nel novembre del 2003 e nel maggio del 2004.

      Nel 2005  infine è stato inciso il CD "Canzon napolitane" contenente tutte le composizioni   bonagiuntiane, alla preparazione del quale hanno lavorato la corale ginesina e il gruppo strumentale “Aquila Altera”, sempre sotto la direzione del maestro Emiliano Finucci. Dopo il ritrovamento delle due musiche e la pubblicazione del volume a lui dedicato, è stato così  conseguito il terzo degli obiettivi che la Corale Bonagiunta si è prefissa nell'ambito del progetto mirante a riscoprire, studiare, eseguire e far conoscere il musico dal quale prende il nome, Giulio Bonagiunta da San Ginesio.