Un cammino di venti anni

Nei primi mesi del 1982 alcuni Ginesini amanti della musica e del canto decisero di dare vita ad un gruppo corale polifonico, subito dopo aver vissuto una prima esperienza di canto a più voci su spinta dell’allora Parroco della Collegiata don Otello Luzzi e in occasione dell’appena trascorso Natale. Fu affrontato dapprima il problema del nome da dare alla nascente compagine musicale: tra le varie proposte venne immediatamente accettata quella avanzata da Giulio Tallè, che sarebbe stato primo e per tanti anni  ineguagliabile Presidente dell’Associazione, di intitolare il coro a Giulio Bonagiunta, “pressoché dimenticata e controversa figura di musico sanginesino della seconda metà del XVI secolo”. Così Bonagiunta fu presentato da Tallè ai cantori di allora e così poi da lui sarebbe stato sempre definito, quale figura effettivamente dimenticata da tutti i Ginesini o quasi, del tutto sconosciuta ai giovani e meno giovani coristi del tempo. E sotto questo nome la Corale ginesina cominciò a muovere i primi passi ed eseguì il 24 aprile 1982 il  concerto d’esordio, nella Chiesa di San Francesco a San Ginesio, guidata da Padre Antonio Tripaldi suo primo Direttore.

   Da subito fu avvertita comunque la necessità di far luce sulla figura di Giulio Bonagiunta e di conoscere le sue composizioni, impresa ardua dal momento che le notizie su di lui erano scarse e frammentarie e soprattutto non si sapeva nulla sulla sua musica. Le ricerche in tal senso immediatamente avviate portarono lontano, a Vienna e a Londra: nel successivo anno 1983 furono finalmente ricevuti, sotto la forma di microfilms, rispettivamente dal “The British Library” di Londra il primo libro (solo la parte del Canto) e il secondo libro (solo la parte del Basso) delle “Canzoni napoletane” del Bonagiunta, dalla “Biblioteca Nazionale Austriaca” di Vienna i due libri completi delle tre voci (Canto, Tenore, Basso). La produzione musicale del Bonagiunta, consistente in 14 “canzoni alla napoletana” distribuite all’interno dei due libri insieme ad altre composizioni non sue,  tornava dunque nella sua città natale e per la prima volta vi trovava la sua legittima collocazione. Riportare a San Ginesio gli altri 16 libri, stampati sempre a Venezia a cura del Bonagiunta e oggi sparsi per l’Europa, contenenti musiche non del ginesino ma di  autori  dell’epoca, alcuni anche celebri (Orlando di Lasso, Andrea Gabrieli, Claudio Merulo, Pierluigi da Palestrina, ecc.) dovrebbe costituire il prossimo, impegnativo ma suggestivo traguardo del Coro ginesino, naturalmente con l’aiuto di Enti e  Istituzioni pubbliche.

Parallelamente Giulio Tallè continuava il suo certosino lavoro di ricerca, che lo portava a scrivere nell’ottobre del 1985 un breve saggio, pubblicato il 17 gennaio 1987 sull’Appennino Camerte, nel quale presentava notizie sulla figura e sull’opera del Bonagiunta, riaffermava con forza e con adeguate argomentazioni la “conterraneità” del musico, contro la tesi che la città natale del Bonagiunta fosse la San Ginesio in provincia di Pavia, e concludeva con l’auspicio che, grazie all’impegno della Corale Bonagiunta, potesse essere riascoltato, “dopo  quattro secoli di oblio, attraverso la voce dei suoi concittadini di oggi, il canto antico di Giulio Bonagiunta, ingegno poliedrico di musico, editore e cantore egli stesso”.

Ci sono voluti ben quindici anni perché la Corale Bonagiunta rispondesse all’invito   del suo primo Presidente e si accingesse a tradurre in atto le premesse insite nel lavoro di ricerca delle musiche del Bonagiunta. In realtà un tentativo iniziale in tal senso era stato effettuato nel 1988, quando dal coro era stata eseguita  “A cas’un giorno”, su trascrizione del musicista Tonino Tesei, in occasione del Concerto di inaugurazione dell’Auditorium Comunale di Sant’Agostino al cospetto del Coro ungherese “Scweitzerchor und Kammerorchester”  di Budapest, ospite della Corale ginesina.  Il  6  settembre 1991, poi, il Coro del Conservatorio di Graz diretto da Sepp Spanner, nell’ambito del primo Concerto del Coro d’Europa, offriva l’esecuzione di “Già non mi duol”, altra canzone  del Bonagiunta.

 Perché la Corale Bonagiunta arriva con tanto ritardo alla pubblicazione del presente  volume, alla realizzazione di un CD con l’esecuzione delle musiche del compositore ginesino e perché oggi?

Intanto in questi anni la Corale ha percorso un cammino di maturazione tecnico-musicale indispensabile per affrontare un impegno così qualificato e ha potenziato la sua struttura societaria attraverso numerose e qualificate esperienze organizzative, che ne hanno per così dire irrobustito le capacità in modo da  poter  ideare e costruire un progetto tanto ambizioso.

Nel 2002  poi la Corale ha festeggiato il suo ventesimo compleanno; per solennizzare nel modo migliore l’avvenimento occorreva coronare finalmente il sogno della realizzazione del “Progetto Bonagiunta”, gettando via perplessità e paure. La scomparsa dell’amato Presidente Tallè, avvenuta nel novembre del 1999, fa mancare a questo appuntamento da tanto tempo atteso chi ha avuto il merito principale della riscoperta e della valorizzazione, nella sua città natale, del musico ginesino. Quale migliore gesto di affettuosa riconoscenza per quanto ha fatto Giulio e per onorarne il  ricordo poteva essere compiuto dal “suo” Coro se non il tradurne in pratica il più vivo desiderio?

Ciò è stato comunque reso possibile grazie alla preziosa collaborazione di alcuni  studiosi, ai quali è doveroso esprimere sentimenti di viva gratitudine: la prof.ssa Lucia Fava,  il  maestro Emiliano Finucci, il professore Giulio Maria Ongaro, la prof.ssa Donna G. Cardamone.  

La prima, musicologa e ricercatrice, ha pubblicato nel 1995 nei “Quaderni Musicali Marchigiani” (pubblicazione a cura del’A.Ri.M. onlus-Associazione Marchigiana per la Ricerca e la Valorizzazione delle Fonti Musicali) un suo saggio, intitolato “Giulio Bonagiunta da San Genesi tra Venezia e le Marche”, da cui è tratto lo scritto ospitato nel presente volume e che costituisce uno studio completo e aggiornato  sulla figura e l’attività del Bonagiunta, frutto di un lungo e minuzioso lavoro di ricerca effettuato sulle varie fonti documentarie esistenti.  

Il maestro Emiliano Finucci, direttore del Coro “Crypta Canonicorum” di Grottazzolina, qualificatissimo studioso di musica del Cinquecento, ha accettato con entusiasmo la proposta di curare la trascrizione dell’opera del Bonagiunta secondo i dettami della musica moderna e di  prestare la sua preziosa consulenza nell’aiutare il coro ginesino ad eseguire le musiche bonagiuntiane.

Il prof. Giulio Maria Ongaro e la prof.ssa Donna G. Cardamone, studiosi sicuramente tra i più noti e competenti oggi nel mondo, docenti rispettivamente di Music History and Literature presso la Flora L. Thornton School of Music - University of Southern California di Los Angeles e di Musicology  presso la School of Music - University of Minnesota  di Minneapolis, hanno prontamente risposto al nostro invito offrendo con entusiasmo la loro collaborazione al progetto,  sotto forma dei due contributi di studio sul compositore ginesino  inseriti nella presente pubblicazione.

Man mano che la Corale andava procedendo alla riscoperta della figura di Giulio Bonagiunta e allo studio della sua musica, grazie alla competente collaborazione di così qualificati esperti, si faceva lentamente strada un’altra necessità, quella cioè della ambientazione storica dell’uomo-Bonagiunta. Nulla sappiamo infatti degli anni da lui trascorsi a San Ginesio prima che entrasse a far parte della Cappella Musicale di Loreto. Proprio la mancanza assoluta di informazioni sui rapporti tra Bonagiunta e la sua città natale nei primi  anni della sua vita (1530?-1560) ha  fatto nascere il desiderio di “ricostruire” intorno alla figura del musico ginesino, dai connotati biografici esili e sfuggenti, l’ambiente nel quale nacque e si formò prima di spiccare il volo per Loreto, Venezia e Parma e prima di divenire una  figura  importante nel mondo musicale italiano dell’epoca.

Si trattava allora di riportare alla luce le vicende storiche, la realtà socio-economica, le istituzioni, i personaggi, l’atmosfera culturale e artistico-musicale nella quale Bonagiunta aveva mosso i suoi primi passi e con la quale si era confrontato. Una volta recuperati i due libri originali delle canzoni del Bonagiunta finiti dispersi in varie Biblioteche d’Europa e curata la loro trascrizione secondo i dettami della tecnica musicale moderna, in attesa di poter  “far riascoltare, dopo quattro secoli di oblio, attraverso la voce dei suoi concittadini di oggi, il canto antico del musico Ginesino”,  è stato dunque studiato e ricostruito l’ambiente del  tempo del Bonagiunta, attraverso un lavoro di ricerca che  ha interessato i vari aspetti della vita della San Ginesio del Cinquecento, suggestivamente densa di uomini e vicende. E’ possibile, con un piccolo sforzo di fantasia, immaginare il giovane Giulio Bonagiunta aggirarsi con circospezione a contatto con quegli uomini e in mezzo a quelle vicende e formarsi musicalmente, prima di tuffarsi nelle esaltanti esperienze di Loreto, Venezia e Parma. Ci auguriamo che ciò aiuti in qualche modo ad entrare nella magica atmosfera creata dalla musica del compositore ginesino, che “alle sue canzoni a tre voci affida quello spirito popolaresco in cui forse si occultano le sue lontane origini ginesine”.

La Corale Bonagiunta sente infine il dovere di esprimere la più viva gratitudine alla Fondazione Carima di Macerata che, generosamente sensibile come sempre alle iniziative che intendono valorizzare il ricco patrimonio culturale marchigiano rappresentato dal suo passato storico-artistico-musicale, ha permesso la realizzazione del “Progetto Bonagiunta” sostenendo finanziariamente la presente pubblicazione.

Mario Baldassarri

Direttore della Corale Bonagiunta